Il discorso di Rosanna Scopelliti per il 75° anniversario dalla nascita del giudice

 
Liberi, onesti e coraggiosi. Reggio Calabria 21.01.2010 Più volte, in questi anni, mi sono nascosta nei ricordi di bambina per cercare di rivivere le carezze, gli sguardi, la voce di mio padre.
Ed ancora oggi, ogni volta che il pensiero vola a quei momenti, a quegli sprazzi di serenità, a quegli attimi di sana ingenuità, è come se nulla fosse accaduto, come se la 'ndrangheta non avesse mai bussato alla porta della nostra vita.
Così vorrei fermare il tempo a quel 20 gennaio del 1991, a quelle cinquantasei candeline sulla torta di compleanno, l'ultimo compleanno, del mio papà.
Vorrei aggrapparmi a quei sorrisi, a quella felicità rubata, a quella vita, e far sì che non finiscano mai.
Ma è inutile: la realtà che forse non riesco ancora ad accettare, ma che purtroppo è indiscutibile, è che la 'ndrangheta ha eseguito una sentenza di morte per un uomo, un servitore dello Stato, che nella sua vita ha avuto la sola colpa di profondere nel proprio lavoro quella dignità umana che ogni cittadino è chiamato a far valere orgogliosamente nelle piccole e grandi scelte quotidiane.
 
Penso a papà come ad un albero d'ulivo: aggrappato solidamente alle sue radici, con la corteccia ruvida e nodosa, ma al tempo stesso semplice, generoso e capace di crescere anche nei terreni più aridi e rocciosi. Un vero ulivo calabrese, pronto a dare frutti anche nelle condizioni più impervie. E questa è la nostra terra.
Ed è sempre qui che, per ben due volte l'anno, si può godere del dolce profumo della zagara:  quando gli alberi d'arancio fioriscono e annunciano di anno in anno una raccolta che, insieme a quella delle olive, è da secoli la provvidenza della nostra terra. Proprio quelle arance, da sempre simbolo del lavoro e della ricchezza che Dio ha voluto offrirci in dono e che oggi rievocano drammaticamente quanto accaduto nelle scorse settimane a Rosarno: una pagina tra le più buie e mortificanti nella storia della Calabria, una pagina che sarà difficile cancellare se non riusciamo a capire che non c'è futuro senza tolleranza, integrazione e rispetto, per le regole e per gli altri. Così come non ci sarà mai futuro per una società dominata dalla protervia, dal silenzio e dalla mistificazione del dono della vita.
Ed in questa occasione vorrei rinnovare la mia vicinanza e stima alla magistratura di Reggio Calabria ed a tutti coloro i quali qui si battono quotidianamente per l'affermazione della legalità e della giustizia.
Quella stessa Giustizia che spero vivamente, dopo quasi diciannove anni, possa essere resa al sacrificio di mio padre, per il cui omicidio non si conoscono ancora oggi i nomi dei colpevoli.
Lo chiedo ad Ella, Presidente, estendendo simbolicamente questo auspicio a tutte le Autorità qui presenti. Solo per oggi vorrei essere come una Sua nipote e chiedere come regalo di compleanno per il mio papà una piccola promessa: non essere più lasciata sola a combattere una battaglia difficile non solo di verità e giustizia, ma di memoria collettiva  per un Paese che, purtroppo, fa poca fatica a dimenticare. E' una preghiera che sento di rivolgerLe anche a nome di tutta quella Calabria onesta, solidale e virtuosa che difficilmente riesce a far parlare di sé. Quella Calabria che, proprio per questo, ha bisogno di essere riconosciuta, incoraggiata e sostenuta dallo Stato giorno dopo giorno. In tal senso la Sua presenza qui oggi ha un altissimo valore, Presidente.

Quando uccisero mio padre ero una bambina di sette anni, e come ogni bambina di  quell'età, immaginavo che lo avrei avuto accanto ancora per molto tempo. Invece non è stato possibile, non mi è stato concesso. Non ho potuto confessargli le mie prime “cotte”, mostrargli soddisfatta le pagelle scolastiche, farmi vedere “schizzare” in bici finalmente senza rotelle.
Mi è stato impedito di poterlo vedere invecchiare, di averlo accanto l’anno del diploma ed il giorno della laurea, così come non avrò la fortuna di essere, un domani, accompagnata da lui all’Altare. Insomma, mi è stata negata quella che dovrebbe essere la normalità.

 
E la mia storia, purtroppo, è la storia di tante altre famiglie calabresi da anni stuprate da quegli stessi  signori di morte che orgogliosamente si fanno individuare come “'ndranghetisti”. Sono loro, care ragazze e cari ragazzi, che oggi stanno più o meno silenziosamente derubando anche voi del vostro futuro.
Per questo auspico che vogliate rendervi protagonisti, a partire dalle vostre scuole (e qui intendo ringraziare il Ministro Gelmini per aver prontamente dato corpo a questa straordinaria iniziativa), di quel percorso di riscatto morale e civile  che inevitabilmente deve seguire al sangue di mio padre e di tutte le vittime innocenti delle mafie: solo noi, solo le giovani generazioni, continuando ad amplificare quel “Ammazzateci tutti” partorito proprio dall'ennesima ferita di questa terra, possono e devono cambiare la Calabria, facendone finalmente una terra libera, onesta e coraggiosa. Fresca come i fiori di zagara, forte come gli alberi d'ulivo.
 
Reggio Calabria, 21 gennaio 2010
 
Rosanna Scopelliti
presidente Fondazione Antonino Scopelliti
Esecutivo nazionale "Ammazzateci Tutti"

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