Vibo Valentia non vuole perdere il giudice Marisa Manzini

il Pm Marisa Manzini Grande sconfitta per tutti noi, nel vibonese la ‘ndrangheta sta vincendo.

Il pubblico ministero della DDA di Catanzaro Marisa Manzini, che ha messo in ginocchio le cosche più potenti del vibonese, ha chiesto il trasferimento, dopo che le è stata dimezzata  la scorta, nonostante le allarmanti segnalazioni dei carabinieri di Vibo Valentia, nel Maggio 2008, del rischio di attentati nei confronti del giudice: dalle intercettazioni delle conversazioni tra i maggiori esponenti delle ‘ndrine vibonesi, secondo i militari dell’arma, infatti, si desume chiaramente l’intento di programmare un attentato ai danni del magistrato.

Non solo le intercettazioni, ma anche minacce telefoniche e tipiche intimidazioni mafiose come il significato univoco di far rinvenire proiettili davanti al cancello della  sua abitazione, mentre nei pressi della stessa da tempo si aggirano macchine sospette.
Il 3 Giugno scorso gli uomini della sua scorta avevano ricevuto disposizioni di elevare il grado di attenzione per i rischi imminenti che interessavano la sicurezza del magistrato. Ma il 17 Giugno il comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, su richiesta del Procuratore Generale di Catanzaro Enzo Iannelli, ha ridotto la scorta del magistrato da 3 uomini ad uno soltanto. Attualmente  solo un agente si occupa di proteggere il pm Marisa Manzini.

Ma cosa ha fatto il pm Marisa Manzini in questi anni di lavoro alla DDA di Catanzaro e cosa NON ha fatto per meritare questa ulteriore prova di disinteresse (!!!) dello Stato per i suoi servitori più fedeli? Ebbene, il pm Marisa Manzini è stata la prima, insieme al pm Patrizia Nobile che l’ha preceduta nel suo attuale ufficio, a dare conto alla Giustizia della criminalità mafiosa nel vibonese, prima pressoché sconosciuta, dei suoi rapporti con il mondo dell’imprenditoria (oggi si sa finalmente che non esiste, nel vibonese, imprenditore che non sia ricattato o addirittura colluso con le ‘ndrine locali), con la politica (il coinvolgimento di molti esponenti locali e nazionali è provato in numerose inchieste) e con le istituzioni (anche un magistrato, Patrizia Pasquin, presidente della sezione civile del tribunale di Vibo è finita agli arresti) e questo esclusivamente sulla scorta delle indagini e delle denunce dei pochi testimoni di giustizia vibonesi e senza alcuna rivelazione da parte di pentiti.
Moltissime le operazioni coordinate da Marisa Manzini in questi anni, che hanno portato alla luce la mappa della ‘ndrangheta vibonese, la quale è dedita, esattamente come quella reggina, oltre che ad un soffocante controllo del territorio (evidente soprattutto nell’ambito dell’accaparramento di appalti e finanziamenti pubblici e nella lucrosa gestione di una Sanità pubblica sempre più privatizzata), ai traffici internazionali di armi e stupefacenti e di esseri umani: Dinasty – Affari di famiglia, Rima, Odissea, Dinasty 2 – Do ut des, Domino, New Sunrise (o Nuova Alba) e Uova del Drago tra le più importanti. Centinaia di arresti, decine di condanne, intrecci del malaffare, della malapolitica, della malasanità svelati, estorsioni, usura, narcotraffico, infiltrazioni negli appalti e nelle forniture, propaggini criminali che arrivano fino in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana e anche nel resto d’Europa (Francia e Germania) e del mondo (Australia), sodalizi criminali con le ‘ndrine storiche di Gioia Tauro e di Rosarno e con quelle di Isola Capo Rizzuto; questo l’impero criminale delle ‘ndrine vibonesi che le inchieste di questo coraggioso magistrato hanno iniziato a scardinare. Un impero che, finalmente, vacilla, ma che si apre a nuovi ed inquietanti sviluppi in quanto potrebbe essere stato messo in discussione proprio quell’equilibrio di forze criminali del territorio che, sostanzialmente, ha tenuto fuori il vibonese dalle guerre di ‘ndrangheta del passato, cosa che per alcune personalità istituzionali di allora era la prova che a Vibo la mafia non esisteva!
In questi giorni si sono attivate numerose iniziative a sostegno e in solidarietà del pm Marisa Manzini: l’on. Angela Napoli ha formulato un’interpellanza parlamentare ai ministri dell’Interno e della Giustizia per chiedere di ripristinare il livello di protezione per il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, dicendo di trovare «davvero preoccupante tale decisione, non solo per i pericoli già a conoscenza del Magistrato in questione, ma anche perché solo pochi giorni fa […] il territorio vibonese ha assistito a scarcerazioni facili, per via del patteggiamento nei processi di Appello, di grossi boss della ‘ndrangheta vibonese; la riduzione del livello di protezione alla dottoressa Manzini, ha già creato vivo allarme nei vari testimoni di giustizia, che stanno testimoniando contro gli uomini delle cosche vibonesi implicati nei vari processi dove il Magistrato svolge le funzioni di PM».

Il Coordinamento di Vibo Valentia del Movimento Antimafie “Ammazzateci tutti”, ha sottoscritto, insieme a “Libera” e ad altre associazioni provinciali una lettera aperta rivolta alle maggiori cariche istituzionali, per chiedere chiarezza sulle motivazioni del provvedimento che ha dimezzato la scorta al magistrato Marisa Manzini, aumentando i rischi per la sua vita e costringendola persino anche a chiedere un immediato trasferimento fuori dal territorio vibonese. «Non vogliamo essere costretti ad assistere all’ennesimo straziante funerale di un giudice antimafia, e di un altro agente della sua scorta».
La risposta del Pg Enzo Iannelli non si è fatta attendere; nella giornata del 5 Luglio, in un incontro con alcuni magistrati che doveva chiarire le decisioni prese rispetto alle scorte, il Procuratore generale di Catanzaro ha detto: «La sicurezza dei magistrati dipende non solo dall’efficacia, determinata per legge, delle misure di protezione, ma dall’attività di intelligence, di polizia giudiziaria e di controllo del territorio affidate alle varie componenti delle forze di polizia. E tale efficacia è condizionata anche dall’abbassamento dei toni della stampa, che dovrebbe evitare fin troppo facili allarmismi con risultati visibilmente controproducenti le finalità perseguite».
In sostanza, il Pg Iannelli, vuole che cali il silenzio sull’intera vicenda! Noi, militanti delle associazioni antiracket e antimafie del vibonese e cittadini attivi, che zitti non siamo stati mai, abbiamo incontrato la Giunta Direttiva Centrale dell’ANM in visita al tribunale di Vibo e abbiamo fatto presenti le nostre perplessità sulla decisione di ridurre la scorta al pm Manzini: il presidente dott. Luca Palamara ci ha assicurato che se ne farà latore presso le sedi istituzionali di competenza.
 

 

Lia Staropoli

"Ammazzateci tutti" – Vibo Valentia
(http://www.vibovalentia.ammazzatecitutti.org/)

Giovanni De Sossi
“Libera” – Vibo Valentia

 

 

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