Lecce: operazione “Pax” contro Sacra Corona, 12 arresti

Ai due gruppi criminali la Dda contesta il reato di associazione mafiosa

LECCE, 16 dic. – Avrebbero avuto tutte le caratteristiche dell’organizzazione criminale di stampo mafioso i due sodalizi sgominati stamattina dai carabinieri del Comando provinciale di Brindisi, nell’ambito dell’operazione Pax, che ha portato all’arresto di 12 persone (accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, cessione di stupefacenti e contrabbando di tabacchi lavorati esteri, aggravati dal metodo mafioso) e i cui particolari sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta dal procuratore capo della Dda di Lecce, Cataldo Motta. La struttura e le caratteristiche dei due clan – “Rogoli – Buccarella – Campana” (detti i “Tuturanesi”) e “Vitale – Pasimeni – Vicientino” (detti “Mesagnesi”) – sono state delineate dal gip Antonio Martalo’ nell’ordinanza di custodia cautelare.

Il magistrato ha evidenziato infatti “l’elevata gerarchizzazione dei rapporti tra i sodali” e l’esistenza di riti di affiliazione, nonche’ della prassi consolidata da parte degli affiliati di provvedere al sostentamento economico delle famiglie dei detenuti con i proventi del traffico di droga, come hanno dimostrato le intercettazioni di numerosi colloqui effettuati in carcere. Nel corso dell’indagine e’ stata inoltre documentata la prassi dei membri dei clan di provvedere alle spese legali dei detenuti, nonche’ la forza di intimidazione esercitata dal gruppo – in virtu’ della sua fama – nei confronti della gente comune e, in particolare, dei commercianti.

L’altro gruppo sarebbe stato invece capeggiato da Sandro Campana, fratello del boss storico Francesco. Le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia sono entrate a far parte del fascicolo dell’inchiesta Pax, condotta dai carabinieri di Brindisi. Nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Antonia Martalo’, vengono citate oltre alle rivelazioni di Ercole Penna gia’ utilizzate in altre inchieste, anche quelle di Giovanni Cosimo Guarini, il quale ha indicato agli inquirenti i nomi dei presunti affiliati al clan capeggiato da Francesco Campana, comprensivo delle sue sottoarticolazioni, una delle quali era guidata da Antonello Gravina. Guarini ha inoltre riferito delle estorsioni effettuate dal sodalizio ai danni di alcuni esercizi commerciali. Il secondo collaboratore di giustizia e’ Francesco Gravina, detto Gabibbo, che ha reso dichiarazioni considerate estremamente attendibili anche in virtu’ dello stretto legame con Antonello Gravina, di cui e’ fratello. Francesco Gravina ha anche spiegato le ragioni per cui i due clan oggetto dell’indagine avrebbero deciso di stipulare una “pax mafiosa” (da cui il nome dell’operazione), su ordine diretto del capo storico del gruppo Campana, Francesco. Affiliazioni ai clan della Scu avvenute in carcere sono state documentate dai carabinieri del Comando provinciale di Brindisi nel corso dell’inchiesta “Pax”, che stamattina ha portato all’arresto di dodici persone.

(AGI)

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