‘NDRANGHETA: CALCIATORI SAN LUCA IN CAMPO CON LUTTO AL BRACCIO PER MORTE BOSS PELLE

{mosgoogle} SAN LUCA (REGGIO CALABRIA) – Tre giocatori della squadra del San Luca che milita nella prima divisione calabrese, sono scesi in campo, domenica scora contro il Bianco, con il lutto al braccio per la morte di Antonio Pelle, boss della 'ndrangheta, deceduto per cause naturali il 4 novembre scorso. La società ha preso le distanze dall'iniziativa dei tre giocatori (uno di loro aveva rapporti di parentela con il capo-clan), spiegando che ne era all'oscuro, tanto che nessuno degli altri calciatori aveva il lutto al braccio. Rammaricato per il gesto don Pino Strangio, parroco del paese e presidente del club. «Non ne sapevo niente – ha detto – ed ovviamente se l'avessi saputo sarei intervenuto per impedirlo». «Sono presidente della squadra dal 2004 – ha aggiunto il parroco – quando convinsi alcuni amici ad acquistare il titolo sportivo del San Luca, che era stato messo in vendita, per dare ai giovani una possibilità di aggregazione. Il gesto di alcuni dei ragazzi non ha nulla a che vedere con le intenzioni mie o della società. Adesso sto cercando di capire bene come sono andate le cose per dare anche un input educativo a quei giovani che hanno fatto un gesto senza neanche rendersi conto delle conseguenze.

DASPO AL DIRIGENTE – Il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, ha comunque deciso che Giuseppe Trimboli, vice presidente della squadra di calcio del San Luca, non potrà accedere allo stadio per un anno. Il provvedimento di divieto di accesso alla manifestazioni sportive conosciuto come «Daspo» è stato notificato a Trimboli in mattinata. «Tale forma di commemorazione, peraltro avvenuta senza autorizzazione né della Lega Calcio né del direttore di gara – è scritto in una nota della Questura – ha concretizzato una violenza morale d'impatto dirompente, che ha annullato i valori nobili delle competizioni sportive». Il provvedimento ha riguardato l'unico responsabile della società del San Luca presente durante l'incontro che, secondo la Questura, ha consentito che si realizzasse quella modalità di attestazione del lutto. La società aveva fatto presente di essere stata all'oscuro della decisione dei tre calciatori che hanno messo la fascia nera.

AL VAGLIO IL COMPORTAMENTO DELL'ARBITRO – La Questura di Reggio Calabria sta ora valutando anche il comportamento, ritenuto omissivo, dell'arbitro.

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