MAFIA: MICHELE AIELLO, IO VITTIMA DEI BOSS MI RIVOLGERO’ AD ‘ADDIOPIZZO’

{mosgoogle}PALERMO – «Sono stato vittima di una guerra interna alla Procura, perchè io ero amico di Ciuro. Una parte dei magistrati di quell'ufficio voleva screditare Ingroia e gli altri pm cosiddetti 'casellianì, come Gozzo». È questa l'idea del processo «Talpe» che si è fatto il magnate della sanità siciliana Michele Aiello, che parla per la prima volta dopo la condanna a 14 anni in un'intervista rilasciata a Riccardo Arena che sarà pubblicata nel prossimo numero di «S», il magazine in edicola da sabato 22 marzo: il patron di Villa Santa Teresa fa i nomi di amici e nemici, da Totò Cuffaro a Giuseppe Ciuro, Giorgio Riolo e Antonio Borzacchelli. Aiello, considerato dai magistrati l'alter ego finanziario di Bernardo Provenzano, sostiene di essere una vittima della mafia: «Pago il pizzo, l'ho sempre pagato, lo pagava anche mio padre – spiega – Facevamo strade interpoderali e pagavamo sette milioni di lire per ogni lotto». Tanto che adesso dice di volersi rivolgere ad Addiopizzo: «Sono un nullatenente senza lavoro – afferma -. Voglio essere aiutato, andrò da Addiopizzo: oggi c'è un risveglio delle coscienze, lo vedo leggendo i giornali. Perchè non dovrebbero aiutare anche me?». L'imprenditore se la prende con l'amministratore giudiziario delle sue cliniche: «Da quattro anni – attacca – le mie aziende perdono. Se dovessi riprendermele cosa troverò? Per ora si stanno sfruttando i capitali che c'erano e andando avanti così si esaurirà tutto. L'amministratore giudiziario non rischia di suo, è questo il problema». E così, adesso dice di essere mantenuto da sua moglie: «Dopo avere lavorato una vita – racconta – per disposizione dei giudici non posso nemmeno passare dalla strada in cui si trovano le mie cliniche. Sono mantenuto da mia moglie, che insegna matematica in una scuola media di Bagheria». Nelle parole di Aiello anche la sua versione dell'incontro con Cuffaro in un negozio di abbigliamento a Bagheria: «Il presidente – dice – veniva da Roma e mi disse di stare attento a Ciuro e Riolo. Ma non specificò che erano indagati». Secondo Aiello, Cuffaro parlò con lui in virtù di un'amicizia antica, un rapporto iniziato più di vent'anni fa: «Mi ricordo di tre aspiranti radiologi degli anni Ottanta, Cuffaro, Nino Dina e Antonino Bruno – chiarisce Aiello -. Conobbi cioè Cuffaro come medico che si stava specializzando in Radiologia: questo è un ricordo vago, però. Poi lo rividi nel '95-'96 con Borzacchelli»
(Adnkronos) 

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