{mosgoogle}Il giornalista Emiliano Morrone, autore con Francesco Saverio Alessio del libro “La società sparente” (Neftasia Editore, 2007, prefazione di Gianni Vattimo e Angela Napoli), sui rapporti fra ’ndrangheta e politica in Calabria, ha ricevuto a San Giovanni in Fiore (Cs) una minaccia verbale dal figlio di un politico citato nel testo. Questi, intorno alle 11 del 12 novembre, ha seguito con la sua automobile il giornalista, già in compagnia di un amico.
Accostatosi ai due, parcheggiati nei pressi d’una banca, ha detto a Morrone: «Tu non sai quello che ti faccio, non ne hai idea, adesso non ti posso toccare ma vedrai che cosa ti succederà, aspettati di tutto». Morrone è poi entrato in banca e all’uscita ha saputo che l’autore della minaccia era ritornato al parcheggio per accertarsi, presso l’amico del giornalista, che lo stesso avesse chiaramente afferrato il messaggio.
Denunciata la minaccia ai carabinieri del posto. Emiliano Morrone, che vive fuori della Calabria, era ritornato domenica a San Giovanni in Fiore, suo comune d’origine, per presentare “La società sparente” assieme a Francesco Saverio Alessio, minacciato a sua volta il 26 ottobre scorso.
La presentazione del libro, avvenuta domenica 11 novembre e seguita da centinaia di persone, era stata caratterizzata da grande sostegno popolare della denuncia nel testo.
Presenti Angela Napoli, membro della Commissione parlamentare antimafia, e Salvatore Borsellino, durante il dibattito s’era fatto riferimento, peraltro, a un “doppio omicidio della ’ndrangheta, procurato – per Morrone – anzitutto dal silenzio della società locale”.
Nel libro, la ’ndrangheta è descritta come fenomeno prodotto dai rapporti interni alla società e dai ricatti di un potere, politico e massonico, che in Calabria produce assistenzialismo, dipendenza, silenzio e complicità. Emiliano Morrone ha definito «inaccettabile l’accaduto, indicativo di rifiuto individuale della legge e della convinzione di essere impunibili, se si hanno buone coperture politiche». Morrone ha poi aggiunto: «Alessio e io siamo nel mirino di un network del malaffare e, se dovesse capitarci qualcosa, riterremo responsabili morali, se non materiali, esponenti di vertice della politica calabrese».