Vi spiego come si muore oggi di mafia (e, soprattutto, di antimafia).
Le mafie esistono da più di cento anni ed esisteranno per altri cento almeno, di questo passo. C’è chi ha già provato a sconfiggerle (e forse aveva capito davvero come e perché esistono) ed è stato ucciso, come accadde a Paolo Borsellino, specie in questo ultimo decennio, nell’era dell’informazione immediata e disintermediata, le tecniche di eliminazione di un uomo si sono affinate, rendendo non più necessaria la morte fisica, perché la mafia, che non a caso chiamiamo criminalità organizzata, certamente si è organizzata sempre meglio a livello militare, ma, soprattutto, nelle sue ramificazioni periferiche, contaminando e corrodendo i gangli vitali della società italiana: nell’economia, corrosa dal malaffare, e nella politica, la malapolitica, che ha inquinato e continua a inquinare direttamente le Istituzioni, ad ogni livello (anche giudiziario).
Oggi, quindi, si uccide così: iniziano con il divide et impera, ovvero se muovi consenso e organizzi quel consenso provano a contaminarlo dall’interno, romperlo, e/o canalizzarlo verso persone e realtà sociali simili ma più “controllabili”, favorendole e sovvenzionandole. Se non le hanno se le “fabbricano”.
Poi passano alla manipolazione sociale, alimentando la cultura del sospetto (con una potenza di fuoco mediatica spietata, perché contaminata anche da soldi e sodali di malaffare e malapolitica), attraverso la delegittimazione e la calunnia, che a loro volta – magari aiutate da qualche manina – producono effetti anche sul piano personale, a partire dalla sfera professionale-lavorativa.
E, infine, ricorrono alle manipolazioni affettive, circuendo e distruggendo anche quei legami che riteniamo a prova di bomba.
Insomma, o ti fanno amico o ti levano tutto: reputazione, consenso, lavoro, casa, amore, amici, famiglia, futuro.
Non è più la mela marcia nel cesto di mele buone, il problema: il problema è la mela buona. La mafia vince perché riesce a convincerci che la soluzione sia diventata il problema. E la elimina.
* Ma, nonostante tutto, c’è chi è miracolosamente sopravvisuto e ancora respira. E no, non si arrenderà.