Mafia: 23 arresti nel catanese. Affari con traghetti e commercio carni grande distribuzione

Collegamenti con la Calabria e con l’Agrigentino.

CATANIA, 20 nov. – La mafia catanese era in affari con una societa’ riconducibile ad Amedeo Matacena per la gestione dei traghetti sullo Stretto di Messina. Emerge dall’indagine della Dda di Catania che ha portato all’arresto di 23 persone e al sequestro di beni per 50 milioni di euro. L’inchiesta ha riguardato l’evoluzione di Cosa Nostra subito dopo l’indagine Iblis e ha confermato la vocazione imprenditoriale della “famiglia” catanese, infiltratasi in vari settori tra cui i trasporti per iniziativa del boss Enzo Ercolano figlio del capomafia deceduto Giuseppe e fratello di Aldo, condannato all’ergastolo. Ercolano ha operato con la collaborazione di altri indagati tra cui, Francesco Caruso e Giuseppe Scuto. Affari anche nel commercio delle carni per la grande distribuzione in cui si sono inseriti Enzo Aiello e alcuni dei suoi piu’ stretti aiutanti, grazie all’intestazione fittizia di societa’ di settore e tramite gli accordi con l’imprenditore calabrese Giovanni Malavenda.

Emerse anche alleanze a livello regionale, in particolare con i Pastoia di Belmonte Mezzagno (Palermo) e con imprenditori collegati a Cosa Nostra agrigentina. In questo ambito e’ stato verificato il ruolo significativo rivestito da Enzo Ercolano, titolare di imprese di trasporti di considerevoli dimensioni. E’ stato anche appurato che i guadagni derivanti dalle attivita’ imprenditoriali hanno anche determinato l’interesse e l’occulta partecipazione di Enzo Aiello e del fratello di quest’ultimo, Alfio. Erano Francecso Caruso e e Giuseppe Scuto a tenere i rapporti con affiliati mafiosi catanesi ed agrigentini e con esponenti della politica, tra i quali gli inquirenti menzionano Giovanni Cristaudo e Raffaele Lombardo, entrambi imputati nel processo Iblis. Ma le manovre della mafia sul terreno della politica si sono spinte fino alla costituzione nel 2008 di un partito (il Partito nazionale degli autotrasportatori) che con l’intento di garantire i loro interessi di cui erano portatori in conto proprio ed altrui, per esempio avere un canale privilegiato con le amministrazioni pubbliche per incassare gli ecobonus, era stato messo a disposizione dell’allora Presidente della Regione in occasione delle elezioni europee del 2009.

Secondo quanto ricostruito, la societa’ Servizi Autostrade del Mare fittiziamente intestata a Caruso ma in effetti facente capo agli Ercolano e i fratelli Aiello, aveva stipulato con la societa’ Amadeus spa, riconducibile ad Amedeo Matacena, un contratto di affitto di tre navi da utilizzare come vettori per i collegamenti tra la Sicilia e la Calabria. L’attivita’ si protrasse con ottimi risultati nei mesi a cavallo tra gli anni 2005 e 2006, fino a quando – per ragioni legate a scelte effettuate da un’altra societa’ estranea alle indagini – si interruppe improvvisamente la navigazione con consistenti danni per la Servizi Autostrade del Mare. E’ stato anche documentato che Cosa Nostra catanese si sarebbe infiltrata anche nelle attivita’ relative alla commercializzazione delle carni per la grande distribuzione; in tale ambito, infatti, sono emersi interessi dell’associazione mafiosa per le aziende di Carmelo Motta che gestivano le macellerie negli hard discount a marca Forte’ e per le aziende di Giovanni Malavenda che gestivano le macellerie in numerosi supermercati del gruppo Eurospin Sicilia. Nell’ambito dell’operazione Caronte sono stati inoltre sequestrati beni di valore ingente, comprendenti 31 imprese ed i relativi beni strumentali, 7 beni immobili e 4 autoveicoli. Il sequestro colpisce il patrimonio immobiliare, finanziario ed imprenditoriale illecitamente accumulato negli anni dall’associazione mafiosa, non solo nelle province siciliane di Catania, Palermo e Messina, ma anche nelle province di Napoli, Mantova e Torino.

(AGI)

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