REGGIO CALABRIA, 24/09/2012 – "E' una vergogna che dopo otto anni non siano ancora stati assicurati alla giustizia mandanti ed esecutori del delitto del giovane Massimiliano Carbone"
A dichiararlo, in una nota, è il leader del movimento antimafia 'Ammazzateci tutti', sorto in Calabria dopo il delitto Fortugno, nel giorno dell'ottavo anniversario dalla morte per mano mafiosa del giovane imprenditore locrese ucciso nel 2004. "Massimiliano – continua Pecora- era un giovane laborioso, onesto e tenace. Un giovane che non riuscendo a trovare lavoro ha gettato il cuore oltre l'ostacolo e un lavoro se l'è inventato, diventando un piccolo imprenditore e dandone anche ad altri ragazzi della locride".
"Sua madre Liliana, maestra elementare, non si è mai arresa – incalza Pecora – ed in questi otto anni ha con coraggio e determinazione intrapreso una battaglia solitaria alla ricerca della verità sul delitto, trasformandosi quasi in un vero e proprio detective, raccogliendo indizi, commissionando perizie scientifiche, e persino indicando pubblicamente il possibile movente e i nomi di quelli che lei ritiene essere gli assassini di suo figlio. Insomma, Liliana Carbone e la sua famiglia hanno fatto tutto il possibile per tenere accesi i riflettori sul caso e supportare con enormi sacrifici personali ed economici il duro lavoro degli inquirenti".
Durissimo, quindi, il giudizio del presidente di 'Ammazzateci tutti': "aver lasciato sola mamma Liliana e non essere riusciti a garantire giustizia in tutti questi anni rappresentano una gravissima onta prima di tutto per lo Stato e poi per tutti i calabresi onesti, perchè questo caso, con tutte le sue sfumature di grigio, tende a consolidare un convincimento oramai purtroppo drammaticamente diffuso nel sentire comune della popolazione della locride e della Calabria tutta, ovvero che quando si parla di 'ndrangheta esistono morti di serie A e morti di serie B".