Secondo le accuse, i due avrebbero ottenuto sostegno elettorale da parte del clan dei Forastefano in cambio di finanziamenti pubblici al clan. La Rupa – avrebbe riferito il collaboratore di giustizia Francesco Elia – sarebbe stato favorito dai Forastefano in particolare per l’elezione al consiglio regionale in cambio di finanziamenti pubblici a membri della ndrina. Per i due il pm ha chiesto al gip di condannarli secondo il dettato dell’articolo 416 bis del codice penale – ovvero "concorso esterno in associazione di stampo mafioso" – che si applica a chi, pur non essendo affiliato all’organizzazione criminale, ne favorisce consapevolmente l’attività, o, in subordine secondo il 416 ter: "chi ottiene la promessa di voti in cambio della erogazione di denaro".
Il pm ha poi ricostruito alcuni passaggi importanti relativi all’attività di truffa ai danni dell’Istituto nazionale della previdenza sociale e di società finanziarie, realizzate attraverso la predisposizione di documentazione attestante falsi rapporti di lavoro nel settore agricolo e false documentazioni contabili.
Ma nella lunga lista dei reati di cui sono accusati, a vario titolo, gli 81 imputati (34 hanno scelto il rito abbreviato) ci sono – oltre l’associazione mafiosa, l’usura a tassi con tre cifre e la truffa – anche la rapina, l’estorsione, e l’immigrazione illegale. In particolare gli uomini del clan Forastefano avrebbero imposto in modo generalizzato e indiscriminato pagamenti a titolo estorsivo agli imprenditori agricoli, agli imprenditori del terziario e agli appaltatori di opere pubbliche e private in tutta la Piana della Sibaritide, rinforzando la carica intimidatoria attraverso il sistematico ricorso al danneggiamento.
Nella sua ricostruzione, il magistrato ha spiegato come, attraverso il controllo di una serie di cooperative agricole, riciclava gli introiti delle estorsioni e controllava anche l’immigrazione clandestina e il mercato del lavoro nero in tutta la Sibaritide.
Infine, secondo gli elementi di indagine in mano ai magistrati, gli associati della cosca gestivano in regime di monopolio ’ndranghetistico dell’offerta del pescato nel territorio di Cassano Ionio, attraverso imprese, vicine al sodalizio, che rivendevano i prodotti ittici.
La prossima udienza è fissata per il 14 novembre, data in cui il magistrato della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro dovrebbe terminare la sua requisitoria e comunicare le sue richieste di pena.
Francesco Mollo, Il Quotidiano della Calabria , 1 novembre 2008
__________________________
Più volte pubblicamente sollecitato dagli scrittori antimafia Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio a imporne le immediate dimissioni, per un fatto etico, in attesa del verdetto della giustizia.
Oliverio, ricandidato presidente della Provincia di Cosenza, le elezioni si terranno nella primavera del 2009, fu eletto nel 2004 anche coi voti di Luigi Garofalo, candidato nella lista dell’Udeur e accusato d’aver mediato, alle regionali del 2005, fra La Rupa e la famiglia Forastefano.
Il 18 ottobre scorso, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, non ha partecipato a un convegno della Provincia di Cosenza intitolato "Per un ambiente libero da tutte le mafie", ufficialmente per motivi familiari. Sul suo sito, www.19luglio1992.com, ha però dichiarato la propria inquietudine in seguito alla lettura d’un articolo di Morrone e Alessio con rilievi su comportamenti politici di Oliverio rispetto a vicende dell’area cosentina.
Il 3 novembre prossimo, Oliverio parteciperà alla lettura di "Gomorra" a San Giovanni in Fiore (Cosenza), organizzata dal deputato Franco Laratta, membro della nuova Commissione parlamentare Antimafia. Morrone ha scritto a Roberto Saviano una lettera aperta, chiedendogli di intervenire. Per il giornalista di origine calabrese, la politica deve agire, davanti a pendenze come quella di Garofalo, per evitare contraddizioni. Morrone ha precisato, in sostanza, che non si può presenziare alla lettura di "Gomorra" senza assumere una posizione ferma davanti a un rappresentante istituzionale accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
La stampa Calabrese mantiene in generale il silenzio su questa posizione di Morrone, che lo stesso non definisce giustizialista e che, sottolinea, "deve entrare nelle coscienze di ciascuno, se davvero si vuole un cambiamento della Calabria, ormai sprofondata nel degrado e in mano alla ’ndrangheta".