Hollywood Party

Tony Montana Walter Schiavone, fratello di Sandokan, boss di Casal di Principe, sognava di diventare Tony Montana, il celebre personaggio interpretato da un giovane Al Pacino nel famoso film di Bryan De Palma, Scarface.
Aveva idolizzato talmente tanto il boss cubano che si fece costruire una villa identica, con tanto di piscina e soppalchi.

Quando finì in manette fece bruciare tutto, e questo piccolo angolo di Hollywood calato nel casertano scomparì.
C’è un posto in Calabria dove Hollywood esiste ancora: San Giovanni in Fiore. Una cittadina innestata fra le rocce della Sila che divide due province: Cosenza e Crotone. Da una parte i clan del cosentino – gente che veste Trussardi – dall’altra quelli del crotonese, ultimamente più spietati che mai.

San Giovanni non è un posto di ‘ndrangheta, non c’è un capobastone nella storia di questo posto iniziato da Gioacchino da Fiore nel 1200. Il suo vasto territorio è utilizzato come cimitero delle cosche. La lupara bianca e la grandezza della Sila sono due facce della stessa medaglia. Negli ultimi anni hanno sparato, bruciato e seppellito nell’altopiano con frequenza disarmante. I boss preferiscono che il posto rimanga tranquillo così da non attirare troppe forze dell’ordine.
Non c’è la ‘ndrangheta, dicevo, ma c’è il quartiere Hollywood, identico per le colline verdi alla patria delle pellicole americane.

Qui ci stanno tre-quattro famiglie che tengono le amicizie “giuste” e meritano rispetto.
Così se capiti ad una festa di compleanno ad Hollywood non la scorderai più.
Oltre agli invitati trovi loro, quelli che in Campania chiamano muschilli. Età compresa fra i 15 e i 18 anni. Fanno ancora le medie, per deficienza cronica.

Sono i figli dei rispettabili, e in mezzo alla sala nessuno può sfiorarli. Palpano il culo alle ragazzine che scappano impaurite, ti guardano con gli occhi da sfida anche se puoi essere loro padre. Puzzano. hanno pettinature particolari e occhi da gangester. E poi non riesci a contarli perché sono così tanti che i cinesi in Italia diventano poca cosa.
Sono cresciuti in contesti sociali difficili, con padri spesso in galera e madri messe in un angolo. A tredici anni pensano di sapere già tutto, ma da Hollywood non escono. Lo faranno più in là, dopo i 18, per seminare “onore” e “giustizia” nel resto della città. Sposeranno donne di diciotto anni che ne dimostrano trenta, convinte di portare all’altare Scamarcio. Si riprodurranno, finiranno in galera e diventeranno nonni. Già, il ciclo continua. Il ciclo non lo fermi. Perché se nasci figlio di ‘ndranghetista resti ‘ndranghetista. La mala è un po’ come i farmacisti, gli avvocati, i poliziotti: i figli faranno quello che fa il padre.

La musica è buona, ma non ballo. Non lo faccio dalle superiori. Mentre lo strobo mi disorienta uno di loro, che fissavo da un po’, si avvicina e mi chiede una sigaretta. Non fumo, gli rispondo. Poi si gira e tolgo fuori il mio pacco di merit. Ne accendo una e gli passo ripetutamente davanti. Il muschillo è offeso, ma non reagisce. Lo fisso, cerco di stuzzicarlo. Niente. Va via. Magari nella sua testa avrà pensato che questo stronzo con gli occhiali non merita confidenza. Passa davanti a due ragazze e comincia ad accarezzare i loro capelli. Un attimo, poi loro scappano. Lui sorride, e tutti i suoi amici sorridono. Hanno vinto: fanno paura.

Arriva la torta e stanno in prima fila, ancora più avanti dei parenti. Il botto dello spumante mi sveglia dai pensieri. Mi giro, accendo un’altra sigaretta e non ci sono più. La serata è finita, i muschilli sono andati via. Attraverso Hollywood in auto e scorgo persiane abbassate, scritte sui muri, erbaccia e catrame consumato. Buonanotte Hollywood, eh… al prossimo party.

Biagio Simonetta

 

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