Candidati, codazzi e portaborse, occuparono a sorpresa la quasi totalità delle maggiori strutture alberghiere della regione che, finalmente, riuscirono a registrare almeno una volta il tutto esaurito. Per la straordinaria occasione, Agazio e Pantaleone organizzarono una cerimonia di benvenuto all’ Aeroporto di Lamezia, fissata per mezzogiorno di venerdì. Il primo ad arrivare, alle sei del mattino, fu Gerardo Sacco a cui era stato affidato il compito di realizzare una ventina delle sue celebri Maschere Apotropaiche da offrire ai candidati Premier.
“Se vince solo uno e sappiamo anche chi – commentò seccato il Maestro – perché dobbiamo sprecare venti maschere?” E cominciò a chiedere notizie sui candidati a Sergio Cammariere sistemato con il suo pianoforte, già dalla sera prima, davanti ad una Colonna di Hera Lacinia in cartongesso. “Qua, come al solito, devono esagerare”, gli disse Gerardo, che non voleva credere che Stefano Montanari e Renzo Rabellino fossero, anche loro, due candidati Premier.
Quando Agazio gli spiegò che erano i leader del Grillo Parlante e del Bene Comune, il Maestro, ancora più seccato, borbottò qualcosa in dialetto crotonese e se ne andò gesticolando. Quasi in contemporanea arrivarono, subito dopo, Pinuccio Alia e Pippo Callipo, seguiti da tre tir di ‘nduja e tonno con i pomodori secchi. Tutta la Calabria di prestigio stava giungendo all’ aeroporto. Qualcuno, a dir il vero, per evitare la gran calca, fu anche fatto fuori prima d'arrivarci… Un’ intera ala delle piste di atterraggio venne riservata ai candidati locali a Camera e Senato, a cui fu consentita l’accoglienza direttamente sotto gli aerei. All’arrivo di Mario Caligiuri che pretendeva l’accesso alla pista, Peppe Bova in persona declamò ad alta voce le regole della cerimonia che, per i candidati alle province, prevedevano esclusivamente la possibilità di assistere su schermi dodici pollici in bianco e nero, sistemati all’interno dell’ area “ritiro bagagli” delle compagnie low cost.
A nulla valsero le proteste di Caligiuri, sottoscritte anche da Monsignor Rimedio e da Ernesto Peppe Cibollibolli da Martirano, celeberrimo collezionista di gechi e farfalle, amico anche di Miliuzzu di Soveria. Mariolino, mesto e con capo chino, si avviò così alla “zona bagagli”, proprio mentre il cugino Gegè, candidato per volontà di lady Veronica, entrava in aeroporto portato a spalla con tanto di baldacchino babilonese, sotto il quale avevano preso posto anche Jole Santelli, truccata alla Cleopatra e Cesare Previti. Gli arrivi di Fabiana Stefanoni, Stefano De Luca, Roberto Fiore, Flavia D’Angeli, Bruno De Vita, anche loro candidati Premier, passarono del tutto inosservati anche se, per par condicio, Agazio aveva fatto predisporre ovazioni ed applausi preregistrati al concerto di De Gregori, senza cancellare, però, le richieste di bis. La Stefanoni, così, ripetette l’ingresso in sala quattordici volte!
La prima vera scena d’entusiasmo si ebbe all’arrivo della Santanchè, accolta da Padre Fedele in ginocchio, sfuggito a tutti i severissimi controlli. Per Bertinotti, intanto, era perfino arrivato un corteo di disoccupati di ben duecento chilometri, da vero guinness dei primati, come solo la Calabria può modestamente permettersi. A mezzogiorno in punto, il cielo fu squarciato dal rombo di due gruppi di frecce tricolori, provenienti da sinistra e da destra. Il primo, guidato dalla Lo Moro, detta anche “Doris Baracca” per le grandi qualità di top gun sfoggiate nelle principali occasioni elettorali, piroettava intorno all’ aereo di Walter Veltroni. Il secondo, guidato da Pino Galati, senza parrucchino per le rigide regole del volo acrobatico, scortava l’ "Air Force One" che Silvio aveva chiesto in prestito all’amico Bush.
I vari aerei delle due formazioni rischiarono la collisione. Pinuccio Galati, alle prese con una manovra azzardatissima a due metri da terra, distrattosi per un gesto poco garbato dell’ex amico Francesco Talarico, per poco non centrò Doris “Baracca” che, con una tripla piroetta da supersolista, ruiuscì ad evitarlo, strappando applausi a scena aperta.
Silvio e Walter raggiunsero, così, tutti gli altri candidati ed ascoltarono il discorso di benvenuto di Agazio che, per non guastare il clima di festa, cercò di far passare come incidenti celebrativi i vari omicidi del crotonese. La prima giornata si concluse con una storica dichiarazione di Walter a Catanzaro. “Invito gentilmente – esclamò il leader del PD con il solito garbo, ma anche con decisione e durezza – i mafiosi e gli ‘ndranghetisti a non darmi il voto!”
Alle affermazioni di Veltroni fece subito eco il grande Silvio, cou una promessa ai calabresi: "Poichè il dovere di uno Stato è quello di garantire la legalità, senza la quale non c'è la libertà, farò in modo che qui, per tutti i cinque anni del mio governo, resti sempre in vigore almeno l'ora legale!" Le affermazioni dei due leader mandarono in tilt i sondaggi di Mannheimer e Pagnoncelli, ma anche quelli di Pino Galati che, con una parrucca alla Elvis Presley per non farsi riconoscere, partì alla volta di Papanice per raccogliere i primi commenti "campione" e rifare le sue infallibili proiezioni. Silvio era nettamente avanti anche a Papanice. La geniale idea dell'ora legale quinquennale era piaciuta proprio a tutti!