Secondo il collaboratore di giustizia Consolato Villani, interrogato dai magistrati di Caltanissetta a Roma nell’aula bunker del carcere di Rebibbia nell’ambito del secondo processo per la strage di Capaci, “Il giudice Antonino Scopelliti venne ucciso nell’agosto del ’91 in Calabria dalla ‘ndrangheta su richiesta di Cosa nostra, perche’ avrebbe potuto influenzare negativamente gli esiti del maxiprocesso alla mafia siciliana”.
Villani, oggi pentito, sarebbe un ex esponente di spicco della ‘ndrangheta, appartenente alla ‘ndrina dei Lo Giudice di Reggio Calabria. Nel corso della sua escussione ha riferito che “durante una faida interna alle cosche calabresi a Reggio Calabria, per mettere la pace arrivo’ Toto’ Riina. Con Cosa nostra c’erano degli affari in comune e uno scambio di favori continuo”.
Dichiarazioni in linea con quelle di un altro pentito di ‘ndrangheta
Le sue dichiarazioni si aggiungono a quelle rese lo scorso anno in Corte d’Assise a Reggio Calabria dal pentito Antonino Fiume, nell’ambito del processo “Meta”, in base alle quali il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ha aperto un nuovo fascicolo sul delitto, ancora oggi impunito, dell’Alto magistrato di Cassazione ucciso il 9 agosto del 1991.
Il “Primo sangue” che aprì la stagione delle stragi
Entrambe le dichiarazioni confermano le ricostruzioni del giornalista Aldo Pecora (fondatore di ‘Ammazzateci tutti’) contenute nel libro-inchiesta ‘Primo sangue’, pubblicato nel 2010, e per le quali lo stesso Pecora ha ricevuto minacce.