
Costa, cogliendo gli input del suo interlocutore, ha fatto il punto sotto il profilo normativo: “E’ necessario affrontare la situazione con un piglio diverso. Una giustizia che funziona è un biglietto di credibilità per il paese, è la garanzia che il più forte non prevarichi sul più debole” ha affermato nell’incipit del suo intervento. Se smantellare le cosche è un obbligo morale per lo Stato, l’attuale governo non vuole certo fare passi indietro: “Non a caso è allo studio una proposta normativa destinata a sanzionare pesantemente il reato di auto-riciclaggio”. Dopodiché le esigenze di riforma possono essere diverse. Secondo il viceministro i compiti del governo sono chiari: “Dobbiamo fare in modo che i giudici abbiano di fronte a sé stessi solo la legge, che siano giudicati e valutati per capacità, esperienza e professionalità. Non che siano valorizzati per un’appartenenza correntizia”. Non manca, infine, un accenno polemico alla proposta di Gian Carlo Caselli, quella secondo cui sarebbe auspicabile un’abolizione del grado d’appello: “Personalmente non ritengo si debba intervenire in tal senso. Anzi. Dobbiamo semmai concentrarci sulla fase preliminare”.