ROMA, 11 dic – Mafia Capitale non finisce qui. Non sara’ la prima ne’ l’unica operazione. Anzi, “altre saranno fatte a breve”, annuncia davanti alla commissione Antimafia il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. Che suggerisce anche di dare vita a un sistema premiale contro la corruzione. Perche’ se si afferma che “e’ un problema grave quanto le mafie”, alle quali sono stati inferti colpi pesanti proprio grazie ai collaboratori di giustizia, “forse qualche provvedimento legislativo sarebbe opportuno”: “Se lasciamo intatto l’interesse comune di corrotto e corruttore di difendersi a vicenda, tutto è molto più difficile”, osserva Pignatone. Che non risparmia una stoccata anche alla volonta’ di aumentare le pene, manifestata dal premier nei giorni scorsi: “Dobbiamo essere coerenti, se non si vuole ricorrere alle misure cautelari. Tenere insieme tutte e due le cose diventa difficile?”.
L’audizione si svolge in concomitanza con l’udienza del Riesame (che peraltro obbliga i sostituti Paolo Ielo e Giuseppe Cascini a mancare all’appuntamento), chiamato a decidere se confermare o meno l’accusa di stampo mafioso avanzata dalla Procura e condivisa dal gip Flavia Costantini. Anche per questo il numero uno di piazzale Clodio si impegna a spiegare come le modalita’ previste dall’articolo 416 bis fossero quelle proprie del gruppo di Carminati e Buzzi. Ovvero “la capacita’ di ricorrere alla violenza per raggiungere fini leciti o illeciti e la consapevolezza nell’ambiente circostante, per creare omerta’ e soggezione nell’interlocutore”. Come? “Alternando l’uso della minaccia, specie nel rapporto con politica e la Pa, alla corruzione”.
(ilVelino)