PALERMO, 9 dic – “A Roma e’ successo cio’ che in Sicilia abbiamo evitato”. Cosi’ il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, rivendica il merito di avere resistito alle pressioni dei partiti e fin dall’inizio del suo mandato di non avere ceduto alle logiche spartitorie del passato. Anche se cio’ gli e’ costato un lungo braccio di ferro, soprattutto con il Pd, durato due anni. “Ma adesso – aggiunge in un’intervista al quotidiano La Sicilia – sono contento che con il Partito Democratico si e’ riusciti ad isolare chi avrebbe potuto creare problemi. Perche’ senza questione morale non puo’ esserci sviluppo”. “In campagna elettorale – dice – avevo chiaro che bisognava ingaggiare una serrata lotta contro la corruzione e le infiltrazioni mafiose. Qualche giorno fa, a Castelvetrano, ricorrendo ad una iperbole dissi che non c’e’ consiglio comunale dove non ci sia un diretto rappresentante della mafia. Mi fu chiesto di fare i nomi”.
“La mafia – aggiunge – e’ all’interno delle istituzioni. La criminalita’ non e’ piu’ quella che fa affari con la droga. Oggi non ci sono imprenditori o professionisti vicini alla mafia, ma sono diretta espressione della stessa mafia. Il concorso esterno si e’ annacquato”. “A Roma, come in tutto il Centro-Nord – spiega Crocetta -, finora si e’ ritenuto impossibile che la mafia potesse annidarsi nella pubblica amministrazione. In Sicilia, nei primi 60 giorni della mia presidenza sono stati revocati ben 40 appalti affidati ad imprese con certificati antimafia atipici, cioe’ a rischio. Per la legge deve essere l’amministrazione ad auto-determinarsi, con il risultato che le auto-determinazioni erano sempre a favore delle imprese. Quando ero sindaco di Gela ho revocato diversi appalti ed ho vinto anche molti ricorsi. Il problema e’ che al Nord hanno ritenuto di essere immuni dalle infiltrazioni criminali. Invece, il mercato ortofrutticolo di Fondi, nel Lazio, era ferreamente controllato dalla camorra”.
“A Milano e Roma, oltre ad esserci le mafie del Sud – aggiunge il Governatore -, ci sono anche quelle autoctone che si fa finta di non vedere. Ipocrisia della politica che ignora una parte di se’ che fa affari per se’. Il sistema siciliano della formazione professionale e’ analogo alla gestione dei campi rom di Roma. In Sicilia sono piu’ furbi, non fanno presiedere una societa’ ad uno che e’ stato in carcere. Qui burocrazia e politici si sono impadroniti dei metodi mafiosi. Ma e’ anche la terra che ha visto per strada i militari dell’operazione ‘Vespri siciliani‘”. “Mi sono opposto con tutte le mie forze – dice Crocetta – per impedire di avere in giunta assessori che fossero riferimento di singoli. Non ho accettato alcuna mediazione, perche’ a quel punto puo’ diventare immediatamente criminale”.
(Italpress)