{mosgoogle}ROMA – “I testimoni di giustizia sono una risorsa preziosissima per il Paese, per questo devono essere messi nelle condizioni non solo di essere protetti adeguatamente, ma di poter contare in un rapido reinserimento professionale nella società e, non ultima, una continua assistenza soprattutto sotto il profilo psicologico”. Ad affermarlo è stata questo pomeriggio nel corso della trasmissione Rai ‘La vita in diretta’ Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonino Scopelliti, assassinato dalla mafia in Calabria nel 1991 nonchè coordinatrice nazionale del movimento antimafia ‘Ammazzateci Tutti’.
“Ogni cittadino che denuncia – continua la Scopelliti intervistata da Sposini – dimostrando specie al Sud encomiabile senso civico, dovrebbe essere considerato come un baluardo di legalità li’ nella sua stessa città, in quegli stessi contesti nei quali ha contribuito con le proprie testimonianze e denuncie ad importanti operazioni di repressione della criminalità organizzata, e non invece, come purtroppo spesso avviene, stradicato dalla propria città, dal proprio lavoro e dai propri affetti, scoraggiando di fatto la popolazione alla solidarietà ed all’emulazione”.
“Sono fiduciosa ‘geneticamente’ nello Stato e nelle Istituzioni – conclude la figlia del magistrato assassinato – per questo non posso e non voglio pensare che quando si conosce in faccia la mafia ci si possa mai ritrovare soli”.