{mosgoogle} BERGAMO – Si è concluso oggi a Bergamo il processo sulle presunte infiltrazioni della 'Ndrangheta negli affari della Bassa Bergamasca, della Valcalepio e del Bresciano. La corte presieduta da Gaetano Buonfrate (a latere Ilaria Sanesi e Federica Gaudino) ha condannato quattordici persone, infliggendo loro complessivamente 139 anni di carcere. L'inchiesta 'Nduja ebbe inizio nel 2001, fu condotta dai carabinieri del Ros e coinvolse circa 150 persone. Tre anni fa l'indagine si concluse con la richiesta di 42 ordinanze di custodia cautelare. Ventisette persone avevano definito la loro posizione in sede preliminare, per le altre 15 è iniziato il processo. Secondo l'accusa due gruppi mafiosi legati alle cosche della 'Ndrangheta calabrese si sarebbero spartiti per anni affari illeciti nel campo delle estorsioni, del recupero crediti e della droga. Per gli appartenenti a uno dei gruppi 'dedito soprattutto alle estorsioni nei night club e al traffico di droga ' è stata riconosciuta l'associazione a delinquere di stampo mafioso. Il presunto capobanda, Giuseppe Romano, 49 anni, di Romano di Lombardia (Bergamo), è stato condannato a 26 anni di carcere. Pene da tre anni e tre mesi a 16 anni per le altre tredici persone ritenute colpevoli. L'unica donna imputata nel processo, Anna Romano, all'epoca dipendente dell'Ispettorato del lavoro di Brescia, è stata assolta.
(ANSA)