{mosgoogle}CORLEONE (PALERMO) – «Non lo vogliamo; avremmo decisamente preferito che fosse andato ad abitare da un'altra parte, ma la magistratura gli ha imposto il soggiorno a Corleone e, quindi, ora sta anche all'amministrazione comunale intensificare la vigilanza sul territorio e l'azione di promozione della legalità per ribadire che il nostro paese la mafia non la vuole». Il giorno del rientro in paese di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capomafia di Corleone, scarcerato ieri dalla cassazione, il sindaco della cittadina, Antonino Iannazzo, parla di «un paese imbarazzato» e di «una situazione difficile». «Non spetta – ha aggiunto – a noi valutare la decisione dei magistrati di imporgli il soggiorno a Corleone; certo è che i cittadini si interrogano sull'effetto di questa presenza scomoda». L'amministrazione comunale, ieri sera, ha organizzato una riunione per discutere della presenza del rampollo del capomafia. Il giovane Riina, dopo avere firmato il registro dei sorvegliati speciali in commissariato, stamattina, è andato a salutare diversi familiari, che non vedeva dal giorno dell'arresto, avvenuto circa sei anni fa, e poi ha fatto un giro in piazza. «Non so – ha concluso il sindaco – se il ragazzo manterrà l'atteggiamento che aveva prima del'arresto; sicuramente staremo attenti a scongiurare il rischio che torni a riorganizzare, come in passato, i suoi affari illeciti». (ANSA)