{mosgoogle}Messina, 29 ott. (Apcom) – Imprenditori agrigentini stanchi di pagare il "pizzo" decidono di denunciare il racket. E' grazie alla loro collaborazione che la polizia di Stato ha provveduto ad eseguire oggi 11 fermi di polizia giudiziaria, disposti dai pm della direzione distrettuale antimafia di Palermo che ha coordinato l'inchiesta.
Nell'indagine sono coinvolti alcuni politici. Tra i fermati, con accuse che vanno dall'associazione mafiosa all'estorsione, il consigliere comunale di Siculiana (Agrigento), Francesco Gucciardo (Ds), mentre tra gli indagati dell'inchiesta risultano anche il sindaco di Siculiana Giuseppe Sinaguglia (Ds) e il comandante dei vigili urbani dello stesso comune, Giuseppe Callea.
Secondo gli investigatori nove degli undici fermati facevamo parte della scorta armata che avrebbe protetto per mesi il latitante di Porto Empedocle, Gerlandino Messina, considerato il numero due della provincia agrigentina, dietro il superlatitante e capo di Cosa nostra, Giuseppe Falsone.
Tra i cinque imprenditori che hanno denunciato il giro di estorsioni del gruppo mafioso facente capo al latitante Gerlandino Messino, di cui erano vittime, anche il presidente di Confindustria di Agrigento, Giuseppe Catanzaro.
Nell'indagine sono coinvolti alcuni politici. Tra i fermati, con accuse che vanno dall'associazione mafiosa all'estorsione, il consigliere comunale di Siculiana (Agrigento), Francesco Gucciardo (Ds), mentre tra gli indagati dell'inchiesta risultano anche il sindaco di Siculiana Giuseppe Sinaguglia (Ds) e il comandante dei vigili urbani dello stesso comune, Giuseppe Callea.
Secondo gli investigatori nove degli undici fermati facevamo parte della scorta armata che avrebbe protetto per mesi il latitante di Porto Empedocle, Gerlandino Messina, considerato il numero due della provincia agrigentina, dietro il superlatitante e capo di Cosa nostra, Giuseppe Falsone.
Tra i cinque imprenditori che hanno denunciato il giro di estorsioni del gruppo mafioso facente capo al latitante Gerlandino Messino, di cui erano vittime, anche il presidente di Confindustria di Agrigento, Giuseppe Catanzaro.