13 Settembre 2007
{mosgoogle}ROMA – Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga sembra aver dissotterrato il “piccone” di guerra e si scaglia contro il giudice antimafia Giancarlo Caselli ma non risparmia dalle critiche nemmeno il presidente della commissione Antimafia della Camera dei deputati, Francesco Forgione (Rifondazione Comunista), al quale domanda attraverso un comunicato stampa se ritiene giusto che “Chioma bianca” (Caselli, ndr) vada in giro per l’Italia a tenere conferenze stampa sulla lotta a “Cosa nostra”. «Sbaglia l’onorevole Francesco Forgione a ritenere che io nel chiamare il dottor Caselli “il menestrello dell’Antimafia”, abbia commesso involontariamente uno scivolone di cattivo gusto – afferma Cossiga -. Io non sarò un grande pensatore e scrittore come lo è lui, un grande combattente contro la “mafia” («Ma lasciate la ‘ndrangheta calabrese che non esiste!») e certo a lui si dischiude un avvenire luminoso e glorioso sotto la guida del Paese di Walter Veltroni, “l’amerikkkano”, il “kkkennediano”, il “kkklintoniano”, molto più luminoso e glorioso del mio. Ma io ho un vantaggio! Forgione, a quanto sembra, ha paura di Caselli, io no. Eppure – continua ancora l’ex capo dello Stato – il presidente dell’Antimafia dovrebbe ben sapere che il Procuratore Generale della Repubblica di Torino non ha alcuna giurisdizione sulla Calabria!».
Cossiga continua il suo j’accuse contro il giudice del capoluogo piemontese: «Vuole saperne una di Caselli? Quando il braccio secolare dell’Anm (Associazione nazionale magistrati) e, cioè, il Consiglio superiore della magistratura, fece brutalmente fuori il titolare della Procura di Palermo per far posto a “Chioma bianca”, questi dopo aver firmato gli atti d’accusa contro l’onorevole Giulio Andreotti, fece sapere al senatore Gerardo Chiaromonte, comunista, gran politico e gran galantuomo ed a me “di essere stato costretto a farlo” perché i suoi sostituti avevano già preparato tutto e l’avevano quasi sfidato per indurlo a firmare. E gli sembra decoroso che il Caselli vada in giro a fare cosiddette “conferenze” per dire che Giulio Andreotti è un’mafioso!».
Insomma l’ex inquilino del Quirinale riprende con ritrovata forza la sua personale “battaglia” contro il giudice Caselli ed i magistrati in generale, colpevoli, a suo giudizio, di usare il loro potere giudiziario con fini politici e non, sempre secondo Cossiga, come invece dovrebbe essere, cioè per garantire la certezza di «una giustizia giusta ed inattaccabile».
(Gino Rosso – ilmeridiano.info)
Ammazzateci Tutti si dissocia dalle offese gratuite di Cossiga al giudice Gian Carlo Caselli, da sempre magistrato esemplare nella lotta alla mafia e nell'impegno morale e civile della sua testimonianza quotidiana.