{mosgoogle}REGGIO CALABRIA, 08/02/2012 – Il presidente nazionale del movimento 'Ammazzateci Tutti', Aldo Pecora, ha rilasciato una nota ufficiale di ringraziamento per il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e per il Capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Renato Cortese, da oggi responsabili in pectore rispettivamente della Procura della Repubblica e della Squadra Mobile di Roma.
"A nome mio e di tutti i ragazzi di 'Ammazzateci tutti' – scrive Pecora – voglio ringraziare il procuratore Pignatone ed il dott. Cortese, perché in questi anni hanno certamente contribuito in maniera determinante nel restituire ai cittadini reggini e calabresi non solo quegli spazi vitali di sovranità che la 'ndrangheta riteneva di poter continuare a detenere illeggitimanente per sempre, ma anche e soprattutto per averci restituito il coraggio di sperare nella giustizia, facendo vedere tangibilmente che lo Stato e le Istituzioni in Calabria ci sono e che la guerra contro la criminalità organizzata può e deve essere vinta."
Però, secondo il leader dei giovani antimafia: "il trasferimento a Roma di due degli uomini simbolo della lotta alla 'ndrangheta reggina è da ritenersi il giusto 'premio' per il lavoro svolto in Calabria, ma al contempo ho motivo di ritenere, purtroppo, che questo doppio trasferimento possa essersi reso anche 'necessario' per porre fronte alla catena di sangue che sta attraversando la Capitale negli ultimi mesi. Una vera e propria escalation criminale, più che un fenomeno isolato – conclude Pecora – sul quale l'opinione pubblica sta mostrando
scarso interesse".
"A nome mio e di tutti i ragazzi di 'Ammazzateci tutti' – scrive Pecora – voglio ringraziare il procuratore Pignatone ed il dott. Cortese, perché in questi anni hanno certamente contribuito in maniera determinante nel restituire ai cittadini reggini e calabresi non solo quegli spazi vitali di sovranità che la 'ndrangheta riteneva di poter continuare a detenere illeggitimanente per sempre, ma anche e soprattutto per averci restituito il coraggio di sperare nella giustizia, facendo vedere tangibilmente che lo Stato e le Istituzioni in Calabria ci sono e che la guerra contro la criminalità organizzata può e deve essere vinta."
Però, secondo il leader dei giovani antimafia: "il trasferimento a Roma di due degli uomini simbolo della lotta alla 'ndrangheta reggina è da ritenersi il giusto 'premio' per il lavoro svolto in Calabria, ma al contempo ho motivo di ritenere, purtroppo, che questo doppio trasferimento possa essersi reso anche 'necessario' per porre fronte alla catena di sangue che sta attraversando la Capitale negli ultimi mesi. Una vera e propria escalation criminale, più che un fenomeno isolato – conclude Pecora – sul quale l'opinione pubblica sta mostrando
scarso interesse".