Galeotta fu la querela e chi la minaccio!
Ricordate la querela del Presidente del Consiglio regionale più inquisito d'Italia, Giuseppe Bova?
Ebbene, è stata resa pubblica la Relazione annuale dei magistrati della Direzione Nazionale Antimafia. E sapete cosa hanno scritto i magistrati nella parte riguardante la Calabria?
(DALLA RELAZIONE ANNUALE DELLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA)
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Si ricorderà come, a seguito dell’omicidio dl vicepresidente del Consiglio
regionale della Calabria, Francesco FORTUGNO, si era espressa la convinzione che quello compiuto nel giorno dello svolgimento delle primarie in vista delle elezioni politiche del 2006, doveva considerarsi un delitto “politico”, per la funzione della vittima, che si è rivelato finalizzato in generale ad intimidire la nuova Giunta regionale, ad impedire ogni ipotesi di cambiamento, a riaffermare il ruolo di protagonista, o quanto meno di interlocutore necessario, della ‘ndrangheta, che mal sopporta l’esclusione dai tavoli ove maturano le decisioni riguardanti la ripartizione della spesa pubblica, ed in particolare di quella sanitaria, che ne costituisce la gran parte. Si era detto che tale processo avrebbe comportato l’ingresso, in politica, del metodo mafioso, vale a dire dell’intimidazione, della violenza, attraverso veri o falsi attentati che possono spingersi sino all’eliminazione fisica degli avversari. Al di là dei risultati delle indagini, di cui si dirà più oltre, la prima considerazione da fare, sulla base dell’osservazione del comune cittadino, è che sul piano politico e sociale, qualche effetto quell’omicidio lo ha prodotto, se è vero che la nomina del vicepresidente del Consiglio regionale, in sostituzione del dr. FORTUGNO, è avvenuta ad oltre sei mesi di distanza dall’omicidio; se è vero che la politica regionale è da allora percorsa da difficoltà di vario genere, se è vero che le stesse espressioni della rivolta contro la ‘ndrangheta, di cui “i ragazzi di Locri” sono stati il simbolo e l’espressione più genuina ed appassionata, hanno conosciuto momenti di difficoltà, persino attacchi e minacce di querele, tanto da potersi concludere che quella rivolta entusiasmante, è destinata a fare i conti con le ragioni della realtà calabrese, degli equilibri dominanti, della stanchezza della pubblica opinione, dell’atavica rassegnazione dei cittadini.
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Non c'è nient'altro da aggiungere. Uno straordinario riconoscimento al nostro operato ed una condanna morale scritta indelebilmente nel curriculum politico di Bova.
Forse forse che Riccardo Orioles ha colto nel segno quando, subito dopo la notizia della querela (o presunta tale) da parte di Bova nei confronti di Aldo Pecora e del Movimento, ha visto nel Bova-personaggio un probabile ispiratore di sceneggiature cinematografiche aventi egli stesso come protagonista e che, con il passare del tempo, potrebbero farlo diventare <<più famoso anche di Cuffaro>>.
Siamo onorati della palese gratificazione resaci dal Magistrati della D.N.A, al quale ruolo istituzionale non si può certamente ascrivere alcun carattere politico o giornalistico.
Possiamo quindi tranquillamente dire che, adesso, anche la Direzione Nazionale Antimafia ha dato ufficialmente un riconoscimento istituzionale al nostro operato, così come il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso ventiquattro ore prima non solo ha confermato la nostra denuncia riguardante i consiglieri regionali calabresi inquisiti, ma ha addirittura rincarato la dose in sede di audizione presso la Commissione Parlamentare Antimafia.
E che adesso il Presidente Bova quereli anche il Procuratore Grasso e tutta la Direzione Nazionale Antimafia.