{mosgoogle}PALERMO – Potrebbe esserci una strategia unica dietro al duplice omicidio dei fratelli Riina, assassinati a Partinico, nel Palermitano, martedì scorso, e all'incendio doloso che ha distrutto, ieri pomeriggio a Villabate, l'impianto di calcestruzzo Sicilconcrete, appartenuto al boss Tommaso Cannella, fedelissimo di Bernardo Provenzano, e ora gestito da un amministratore giudiziario. Per gli inquirenti, entrambi gli episodi sarebbero un chiaro attacco al padrino di Corleone. Cannella, infatti, è ritenuto uno dei consiglieri del capo di Cosa nostra, e la famiglia Riina da sempre è legata a Provenzano. Gli inquirenti stanno valutando, poi, un altro elemento che fa pensare ad un'unica matrice: i due fratelli Riina, anche loro imprenditori, sono stati assassinati il giorno in cui è stato scarcerato Paolo Palazzolo, cognato del capomafia di Corleone. Dietro al delitto potrebbe esserci stato, dunque, un chiaro messaggio all'ala provenzaniana di Cosa nostra. Tommaso Cannella, capomafia di Prizzi, venne arrestato dai carabinieri del Ros, coordinati dal pm della dda Michele Prestipino, nel gennaio del 2002. Condannato per mafia, finì di scontare la pena e tornò in libertà nel 2006. Le indagini rivelarono, però, che appena scarcerato, Cannella aveva ripreso il suo ruolo egemonico nel palermitano gestendo gli appalti per conto di Provenzano e mediando i conflitti interni alle cosche. (ANSA)