Brusca: “Falcone doveva morire subito dopo l’attentato a Chinnici”

Il boss pentito di Cosa Nostra ascoltato a Firenze al processo per la strage del Rapido 904

FIRENZE, 13 gen. – “Il dottor Falcone era stato deciso che doveva essere ucciso dopo l’attentato a Rocco Chinnici, nel 1983. C’erano stati dei rinvii, per questioni interne a Cosa Nostra, e tentativi andati a vuoto. Si arrivo’ poi al 23 maggio 1992”. Cosi’ il pentito Giovanni Brusca, sentito come teste, in videoconferenza, al processo per la strage del Rapido 904 Napoli-Roma del 23 dicembre 1984, interrogato dal pubblico ministero Angela Pietroiusti, durante la terza udienza che si e’ da poco conclusa in aula bunker a Firenze.

Brusca ha ricordato quale fosse la strategia di Cosa Nostra e di Toto’ Riina nel periodo del maxi processo. “C’era un fronte comune per frenare quell’attacco giudiziario. Questa era la politica di Cosa Nostra nel 1983-1984″. Interrogato poi dall’avvocato Danilo Ammannato, legale dell’associazione dei familiari delle vittime della strage del Rapido 904, che ha chiesto a Brusca se ci fosse un piano strategico da parte di Cosa Nostra di “inquinamento probatorio”, oltre all’eliminazione di Falcone, il pentito ha risposto: “Direi di si’; su un fatto processuale, c’era la possibilita’ di inquinare o comunque contrastare quello che era un normale iter processuale. C’era interesse perche’ ci fosse un risultato positivo, come raggiungere il giudice o contrastare”.

(AGI)

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